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Premio di Poesia Poeti dell'Adda 2007
XII Edizione

Ultimo aggiornamento: 30 Luglio 2007
Clicca qui per il bando completo del concorso
Andamento del concorso:

Antologia – La spedizione è terminata il 16 maggio 2008.
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Premiazione La premiazione si è tenuta a Melegnano il 19 gennaio 2008 alle ore 15,30 presso la Sala della Comunità del Teatro San Gaetano in via Olmi, 2.
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Prima Parte della Premiazione
Seconda parte della Premiazione

Risultati

La Giuria della dodicesima edizione del Premio di Poesia I Poeti dell’Adda 2007, presieduta da Massimo Barile, dopo attenta valutazione delle opere pervenute ha decretato la seguente classifica:


  • 1° class.: In divenire di Roberto Silleresi, Baganzola (PR).


Questa la motivazione della Giuria: «Roberto Silleresi è alchimista della parola, diabolico inventore di illuminazioni e, come un illusionista, nasconde la vera sostanza del suo pensiero all’interno di metafore, d’immagini ricercate e di parole estrapolate da un vocabolario attentamente studiato, soppesato, filtrato dall’esperienza. L’uomo-poeta, Roberto Silleresi, è ammantato di una discrezione che in molti dovrebbero perseguire, quasi a celare la propria immagine per non rendersi palese e prevedibile, ed è proprio questa la scintilla emanata prima dall’essere uomo e poi nel farsi poeta, quel “detestare d’essere prevedibile” in un mondo di replicanti. Il verso che apre questa poesia è già una presa d’atto della mercimonio della dignità conducono sino “all’estuario del dolore”. Quasi tutto, ormai, è come acido fenico che corrode, nugolo di insetti che svolazzano sopra acque stagnanti mentre il furfante Panurge se la ride. Il virus della sconfitta storica della poesia risiede nella dolciastra ferocia di questa nostra società civile: le parole non urlano più, il mondo ormai è “senza pupille”. Ed io che ancora sto scrivendo, per inseguire l’urlo ancestrale, in questa notte scura come basalto, non ho ancora compreso se sarà Roberto Silleresi a ringraziare me per queste parole che nascono dal terreno fertile della sua poesia o se dovrò essere io a ringraziare lui. Prima o poi».


Massimo Barile


Vince targa Poeti dell’Adda – Pubblicazione di un libro di 48 pagine edito da Montedit con assegnazione di 100 copie gratuite – Attestato di merito – Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club degli autori e su Internet.


  • 2° class.: Spiragli di Mauro Domenella, Castelfidardo (An).


Questa la motivazione della Giuria: «Sull’orlo di emozioni” Mauro Domenella estrae quel “frammento di tempo” che rivela la fatica di vivere. Il lento constatare dell’inevitabile naufragio d’ogni speranza: la consapevolezza, l’incolpevolezza, la ricercata saggezza nella semina dei giorni e nella capacità di sognare, nonostante la fragilità umana. Mauro Domenella sradica il ricordo dal sedimentarsi dello stesso nel tempo, svela il “sudario di ognuno”, rivitalizza il “cuore di chi resta”. È questo il tentativo di dar sapore alla vita e di rendere effervescente la sostanza vitale, come quell’avventurarsi nell’impresa di trovare “spiragli” di vita che infondano una sferza d’energia: l’impulso a vivere».


Massimo Barile


Vince la pubblicazione di un libro di 32 pagine edito da Montedit con assegnazione di 100 copie gratuite – Attestato di merito – Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club degli autori e su Internet.



Questa la motivazione della Giuria: «Una poesia è viva quando “la parola si svela fino in fondo”: dopo l’abisso, dopo il brivido che sale nella schiena, quando “l’anima è rivolta al suo sentiero”. Vivere come in sospensione, rapiti dalle immancabili fughe verso l’esterno di noi stessi, fagocitare il grido in solitudine: è questo quell’“incidere nella vita con le proprie parole” quasi a “graffiare” l’esistenza dalle pareti di una stanza. Non esiste un “luogo” del pensiero, delle emozioni nè delle visioni: c’è solo il senso delle cose da ricercare, il profumo inebriante del viaggio solitario. La soluzione è abbandonare le elucubrazioni inquinanti per giungere all’esito genuino, alla verità, anzi, ad una delle verità».


Massimo Barile


Vince la pubblicazione di un libro di 32 pagine edito da Montedit con assegnazione di 50 copie gratuite – Attestato di merito – Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club degli autori e su Internet.



Questa la motivazione della Giuria: «“Riemergeremo un giorno” alla ricerca di certezze antiche e dimenticheremo questo mondo assediato, questo labirinto in cui è difficile trovare la via d’uscita. Luisa Sarullo apre lo scrigno dell’inquietudine e lascia alle parole il compito di fare i conti con l’incoscienza e con le ferite di questa vita. È in questo marasma che si alimenta l’idea di cercare l’“esilio”, la volontà di allontanamento da questa devastazione mediatica. Nell’ultimo tentativo poetico, Luisa Sarullo riprende un “segnale di speranza” con parole decise che nascono da uno sguardo profondamente critico».


Massimo Barile


Vince la pubblicazione di un libro di 32 pagine edito da Montedit con assegnazione di 50 copie gratuite – Attestato di merito – Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club degli autori e su Internet.


Vincono Attestato di merito, pubblicazione dell’opera vincitrice su Il Club degli autori e su Internet più 10 copie in omaggio della rivista sulla quale viene pubblicata l’opera premiata:


  • 5° classificato Ucronia di Stefano Tonelli, Milano


Questa la motivazione della Giuria: «Stefano Tonelli è poeta delle “cose perdute”, costantemente assediato, come tutti noi, da Chronos. La parola, costretta nella sua essenzialità, riporta la personale descrizione immaginaria, eppure plausibile, di frammenti esistenziali che poggiano su ipotesi. La presa d’atto di Stefano Tonelli è la constatazione d’una realtà certamente tormentata “viviamo in un eterno presente/ di vani piaceri ingordo/e triste di ciechi ideali”. Non rimane che accertare la condizione sofferente della stagione della vita che si sta vivendo: quasi una visione d’un carcere dell’anima che vede l’”ego” ripiegato nell’”ucronico tempo” dove la vita è “strano e curioso accidente”. La visione è pervasa da una naturale malinconia che Stefano Tonelli porta dentro di sè: il tormento lacerante viene riversato nelle parole che generano le poesie come a dover sopravvivere ad uno stato d’animo divorante ed inevitabile».


Massimo Barile


  • 6° classificato Assenze di Emilia Fragomeni, Genova


Questa la motivazione della Giuria: «Nella poesia di Emilia Fragomeni la fusione tra pensiero e sogno oltrepassa il tempo, tra silenzi, incanti e sublimazioni. Quando si confondono i sogni con la realtà e la memoria trafigge, mentre si “rovista” nel proprio Io, si può ancora, nell’ultimo tentativo, alimentare quel bagno di fuoco che fa palpitare davanti alla vita. La vita è ancora pulsante e il profumo antico d’amore ricerca nuove direzioni, nuove sponde sulle quali approdare. Emilia Fragomeni estrae parole che tentato di rinvigorire le “ore immemori” e i giorni della vita son come “grani di rosario” sepolti tra le vaghe emozioni e le promesse disperse nel vento. Nell’incessante “cercar parole”, Emilia Fragomeni riporta con fedeltà la sua visione poetica, per ritrovare l’essenza tra frammenti di vita, passi stanchi, silenzi e… assenze».


Massimo Barile


  • 7° classificato Le mani di Rodolfo Vettorello, Milano


Questa la motivazione della Giuria: «Nella visione di Rodolfo Vettorello, le mani, simbolicamente, diventano specchio dell’anima e riconducono all’identità. Le mani come “ragnatele di segni”, come “labirinto di destini tracciati”. La linea della vita e la linea dell’amore, le cicatrici che ricordano giorni lontani, i segni lasciati sulla pelle da questa faticosa vita. Rodolfo Vettorello, con fulminee immagini, rende in modo efficace ed intenso, una personale visione lirica che nobilita le mani dell’Uomo e le innalza a testimonianza d’un giusto vivere. Devastante e, al contempo, sublime la chiusa della poesia: “guardo sempre negli occhi/chi mi parla/ma nascondo le mani/quando voglio/ restare sconosciuto/e ancora solo”».


Massimo Barile



Questa la motivazione della Giuria: «Valeria De Perini avvolge in uno scenario irreale: tra fusione che inghiotte ogni cosa, voluttà crepuscolari e illusione che dilata all’infinito. Una creatura divorata dall’amore come a nutrirsi di fragranze inebrianti e di veleni. “La realtà è metallo liquido in cui annego”, un sogno dove “annaspo”: ecco allora il prosciugarsi causato dalla malinconia, il deragliare dai binari della vita, le parole da sostituire con altre, alla ricerca d’un nuovo ardente fuoco, d’un nuovo amore che non sia da annoverare tra le “occasioni perdute”».


Massimo Barile



Questa la motivazione della Giuria: «Nell’incessante ricerca dell’autentico senso d’un vivere quel “lanciare di piatto i sassi per contarne i balzi” diventa per Claudio Malatini come osservare la vita che, piano piano, si deposita sul fondo dopo il flusso e il riflusso, dopo il lento filtraggio delle emozioni, come a lasciarsi trasportare dallo sfociare inesorabile d’una sorgente che inesorabilmente lascia sedimenti. Nel presente ci si trova a “contare i giorni” mentre le “ore consumano la vita” all’ombra di ricordi che lentamente “volano via”. La drammaticità dell’infinito in un dissolvimento lirico che consuma seduzioni, vibrazioni e pulsazioni in una presenza-assenza, tanto vertigine immane quanto piacere estatico. In attesa della suprema trasfigurazione».


Massimo Barile



Questa la motivazione della Giuria: «“Ora che tutto ci appartiene” di Bruno Pettene è la desolante e sofferta presa d’atto che non sappiamo più vivere con lo stupore: obbligati dalle regole sociali, limitati dalle convenzioni, imprigionati nella maschera che deve ingannare, plastificati davanti ad un televisore ormai refrattari a dialogare e comunicare con gli altri. Ecco il totale annullamento dell’imprescindibile contatto emotivo. Una sorta di conteggio alla rovescia che riporta al nulla, che disperde la vita in strategiche mosse ormai inutili. Bruno Pettene scoperchia le “bare oscure di silenzi”, fa scintillare la parola come lama, per vibrare fendenti alla desolante condizione esistenziale: alla ricerca di valori autentici, alla scoperta di nuove verità. Mai dimenticando che possono anch’esse svanire subito».


Massimo Barile


Risultano classificati segnalati con attesto di merito

  • “A Friederich Holderlin” di Maria Gabriella Meloni, Morena (RM)
  • “Del Figlio” di Andrea De Palma, Biella – Chiavazza
  • “E mi fermai là” di Ermano Raso, Racconigi (CN)
  • “L’umore del glicine” di Chris Mao, Ormea (CN)
  • “La vecchia” di Petra Trivilino, Cappelle Sul tavo (Pe)
  • “Ora che so…” di Liliana Paparini, Bresso (MI)
  • “Passante provvisorio” di Sergio Baldeschi, Montecerboli (PI)
  • “Semplicemente” di Jessica Malfatto, Paderno Dugnano (MI)


La cerimonia di premiazione si è tenuta a Melegnano il 19 gennaio 2008 alle ore 15,30 presso la Sala della Comunità del Teatro San Gaetano in via Olmi, 2. I premiati sono stati avvisati a mezzo lettera. Tutti i partecipanti hanno ricevuto una copia della rivista Il Club degli autori con i risultati del concorso.


Opere vincitrici

OPERA 1^ CLASSIFICATA

ROBERTO SILLERESI

In divenire


Il nostro divenire inizia
sotto un albero di fiabe,
si conclude col rumore del nevischio
e, nel mezzo, turbini d’aria salata
a irruvidirci la bocca.
Nel carnoso meandro
troppe perifrasi d’amore,
quasi bastassero cinque lettere,
sorrette all’invisibile,
per rubare ossigeno ai polmoni.
Nei bazar dell’odio la lingua
ritrova invece il suo mestiere,
coda pungolante di scorpione
che confuta il bacio di Giuda
in uno spasmo sarcastico.
L’anonima gente seduce
con l’effusione dell’oro,
travia in un canto d’usignolo
il mercimonio degli abiti della festa
per mediare con l’aldilà.
Erriamo dalla sorgente della gioia
sino all’estuario del dolore
e sfiniamo nel moto uniforme
delle onde che degradano
ogni speranza in illusione.
Passiamo oltre il ciborio sconsacrato
del collezionista d’insetti,
ali che più non rastrellano polline
nel sortilegio bizzarro
di una natura senza pupille.


OPERA 2^ CLASSIFICATA

MAURO DOMENELLA

Spiragli

Quando la notte sguaina l’intimità
delle sue ombre, si ingombra di astri
il cielo a seminare sogni,
l’indomani già sfumati nella saggezza
di tanti trasbordare da albe a crepuscoli.
Al rabbuiarsi dell’occhio,
ormai bugiardo, naufraga la speranza
di un fiero declino, – nell’incolpevolezza propria del vivere – marionetta appassita nelle mani
dell’ultimo burattinaio…
E poi mendicare sull’orlo di emozioni,
c’è un frammento di tempo
che svela il sudario di ognuno,
marcisce a nettare insapore la vita
mentre si rinnova l’indifferenza del sole
partorito vivo dalla terra.
E la consapevolezza dell’essere,
soltanto oltre i cancelli della morte,
quando non riverberano più vomeri
da trainare, – in un costante delirio –
senza vederne il solco…
Al cospetto di uno stridulo epitaffio
aleggia un sentore di pulviscolo redento,
mentre la sferza dei ricordi
percuote il cuore di chi resta.


OPERA 3^ CLASSIFICATA

MARIA FRANCESCA GIOVELLI

Sul sentiero dell’anima


(Al volo di un poeta sconosciuto)


Ti ho visto sospeso nella danza,
leggerissimo perderti in volo,
ti ho visto graffiare le pareti
di una stanza, dimenticare di essere solo;
ti ho sentito limare per ore
i brividi acuti di un dolore
per posarli nello spazio costruito
di sciolte, vuote, libere parole.
Ho conosciuto i tuoi occhi lucenti,
cercare lontani strade diverse
in ombra, nel sole, al silenzio dei venti,
e cogliere i suoni di musiche perse,
riempirle di ritmi di vita mai stanchi
rapiti alla fuga di viaggi solitari e distanti.
La carta accoglie il tuo grido, lo beve,
è un silenzio che lacera l’interno,
come fiore sbocciato nella neve
regalo di un ultimo giorno d’inverno;
la parola si svela fino in fondo
mentre segue la vita il tuo passo sincero
hai gli occhi posati sul mondo
e l’anima rivolta al suo sentiero.


OPERA 4^ CLASSIFICATA

LUISA SARULLO

Riemergeremo un giorno


Sei entrato nella tua Giornata di vita correndo tra stracci di
sole
sapendo già del sangue nero della notte
rassicurato dai sibili suadenti di un quid in fondo effimero – il pensiero dell’eterno – Scervellata splendida umanità
che strappi i veli metafisici per cercare certezze antiche
ma ti rotoli in spazzature mediatiche
perché così fan tutti.
Terremoti nel cuore ti fingono un’allegria improvvisa
e ti appagano perché sai
che Dio ogni tanto rifà i suoi conti
anche se ti lascia l’incoscienza dei perché.
Le melegrane ti sorridono con labbra spaccate
ma cola dalle ferite un sangue che contraddice
sangue che disegna una pietà di Michelangelo
sangue che non recita sure
ma anche ha gocce periferiche che il sole evapora fretta
un liquido invischioso che a sorpresa fa leggera la pena.
Proprio per questo cerchi l’esilio come una meraviglia
azzurra
dove le mani possano dormire con anelli d’acqua
il pensiero abbia la morbidezza d’una rosa scampanata
i segreti, una tomba di re mai aperta.
Guardi insicuro segnali di speranza
aspetti che gocciolino i coriandoli di fine festa
bevi un bicchiere di vino rosato
non pensando neanche un momento al lutto dell’uva.


OPERA 5^ CLASSIFICATA

STEFANO TONELLI

Ucronia


Viviamo in un eterno presente
di vani piaceri ingordo
e triste di ciechi ideali.
Con mano possente lo sfrego
via dalla mente, sempre
volta a stagioni reali
o di invenzione infantile
e adulta, o al sogno demente
di controllare il futuro senile
per allontanare il vecchio balordo
vagante senza fissa dimora.


Non si vive che nel “qui e ora”
nel carcere di un tempo presente?
Ripiego il mio ego puerile
e lo riparo nel mio ucronico tempo
dove la vita è lontano ricordo,
uno strano e curioso accidente.


OPERA 6^ CLASSIFICATA

EMILIA FRAGOMENI

Assenze


Un profumo d’antico sulle labbra,
la mano del silenzio tra i capelli,
la luna un’onda di sussurri bianchi,
nel velluto del cielo annego i sensi.
E porgo le mie braccia al vento ignoto,
assaporando i frutti dell’attesa.
Rovisto la mia anima e i pensieri,
fusione e incanto che van oltre il tempo,
velieri inarrestabile nel vento,
salti violenti di penetrante unicità.
Confondo quindi i sogni con il vero,
raccolgo la memoria d’aghi nel petto,
covo furiosi incendi o fatui fuochi,
aprendo l’uscio per il “paradiso”…
Palpita ancor la vita.
L’anima respira amore.
Arresta la clessidra, per favore!
Ritrova nuove rotte, vecchi tepori,
le ore immemori, incolmabili
di amore, le nostre identità fatte luce.
Cerco parole a sciogliere grovigli
di storie senza sbocchi, d’irrisolti
abbracci, di fili di promesse sciolte
al vento.
E, se con l’alba ritorno al mio tempo,
una parte di Te mi resta accanto
ed alimenta raggrumati sogni
ed un fermento d’ombre senza requie.
Ma scarse frecce son alla mia faretra,
la luce solo un lampo abbacinante,
i giorni grani di rosario consunti,
sepolti l’innocenza ed il perdono,
vaghe emozioni, lacrime morte,
mi resta solo un’ultima certezza:
frammenti rotti nei cristalli dell’essenza,
passi stremati, silenzi e molte assenze…


OPERA 7^ CLASSIFICATA

RODOLFO VETTORELLO

Le mani


Ragnatela di segni;
nel palmo della mano il labirinto
dei destini tracciati.
Le linee della vita e degli amori,
vicende scritte tutte ormai da sempre.
E nel dorso di mani geografia
di una vita vissuta e le sue storie.
Nelle vene la trama elaborata
di fiumi navigati
e nelle macchie scure,
simulacri di nuvole sospese
che minacciano pioggia.
E cicatrici antiche a ricordare
giorni lontani.
Il taglio della falce e sangue a fiotti
e la paura
ed il filo spinato che ricama
lacerazioni
e le croste che lasciano ricordi.
Guardo sempre negli occhi
chi mi parla
ma nascono le mani quando voglio
restare sconosciuto e ancora solo.


OPERA 8^ CLASSIFICATA

VALERIA DE PERINI

Metallo liquido

Perdono il silenzio,
perdono una carezza che
anelava a sostituire le parole,
perdono il mio treno che
deragliò
dai binari della vita.
Ma c’era qualcosa di forte
e senza rete
nei suoi occhi.
Una sigaretta dopo l’altra
e firmo l’aria con
boccate di fumo.
Un volto appare sul fondo del bicchiere
troppe volte svuotato di fretta.
Ma quale viso,
quale nome,
quale ricordo,
se tutto fonde e confonde?
E la realtà è metallo liquido
in cui annego,
labile sogno divorato da tarli
dove annaspo,
macchia sottile di te.
Sfiancata dal silenzio creato,
la malinconia prosciuga
le energie positive.
Si spegne un giorno per ricaricarsi
e poi tutto ricomincerà,
il mondo riprenderà a girare e forse
anche a funzionare
quando alla testa colpirà
qualcosa di duro
come l’amore…


OPERA 9^ CLASSIFICATA

CLAUDIO MALATINI

Come sassi lanciati di piatto


Ho lanciato di piatto
per contare i balzi dei sassi
prima che affogassero nel fiume
e si depositassero sul fondo,
in eterno, all’ombra del salice,
sotto il peso di un cielo senza vento
dove gli aquiloni restano a terra
e colorano l’erba dei campi.


Ho camminato lungo estuari
che sfociano inesorabili
e portano con sé le notti d’estate
che brillano di stelle, come gli amori
che struggono di nostalgia,


Ho consumato città
dalle notti che sentono di asfalto
e dai palazzi troppo alti
che fanno cadere all’indietro,
sino al fruscio dell’ultimo bus
perduto per paura di tornare.
Al suono dell’armonica a bocca
contro i muri e le luci dell’alba,
fino alla liberazione dell’ultima
volta, sotto il suo portone.


Ed ora conto i giorni
come sassi lanciati di piatto
sui tetti di questa città,
dove i cani girano prigionieri
dei loro guinzagli
e le ore consumano la vita
all’ombra delle antenne
sulle quali sopravvive qualche uccello
che sembra finto, mentre i ricordi,
lentamente, volano via.


OPERA 10^ CLASSIFICATA

BRUNO PETTENE

Ora che tutto ci appartiene


Ora che tutto ci appartiene
ogni dimensione di vita è senza traguardo
La felicità standardizzata evoca catene di serie.
Siamo socialmente obbligati
alla casa modello, alla grossa cilindrata, agli amori furtivi
senza rughe né carie
plastificati
immagini fisse sugli specchi in cimiteri d’elefanti.


Ora che tutto ci appartiene
ogni giorno apriamo scatole a sorpresa abilmente truccate
dimenticando il morire
perché non sappiamo vivere con stupore di bimbi
ogni giorno
stretti tra parentesi di cifre scivoliamo verso albe di pietra.


Così nella mente dei fanciulli giacciono gli aquiloni
e le capsule rubando agli astri tratti dal cielo
discoprono verità sempre nuove subitamente svanite
come granelli di sabbia nel vortice del vento.


Ora che tutto ci appartiene
viviamo uguali destini senza riserve.
I conteggi alla rovescia riportano al nulla
e mentre i tralicci puntano le stelle
danziamo al ritmo delle telescriventi,
scomponendo mosaici in strategie di benessere
per poi affogare nei comuni abissi
dove i corpi affardellano viluppi d’alghe
in bare oscure di silenzi.


Solo la notte non più sposa d’usignoli
con le lame dei coltelli brinda alla luna,
ora che tutto ci appartiene.


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